LE BANCHE? PEGGIO DELLA P.A.

12 Agosto, 2023 | Agorà

LA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE E’ UN DISASTRO

La Pubblica Amministrazione non funziona. Lo sanno tutti: quelli che ci lavorano e soprattutto i pochi che si dannano l’anima per farla funzionare e lo sanno certamente i cittadini, che ne pagano tutti i giorni le conseguenze. Quasi tutto ciò che è gestito dal pubblico, per un’oscura maledizione, della quale sono però ben note le cause e ne abbiamo parlato spesso anche su questo giornale, funziona male e indispone gli utenti. La gran parte dei cittadini ha le tasche piene dei dipendenti pubblici, che siano ministeriali, regionali, provinciali o comunali ed il loro fastidio diventa esponenziale quando al malfunzionamento si aggiungono la supponenza, l’arroganza e la maleducazione, che contraddistinguono molti, direi troppi, funzionari pubblici.

Quindi abbasso la Pubblica Amministrazione e quelli che la rappresentano!

UN RANCORE DISOMOGENEO

Se e quanto sia giusto il rancore dei cittadini non sta a me dirlo, ma la Pubblica Amministrazione non è certo l’unico settore, tra i cosiddetti “servizi di pubblica utilità”, nel quale sia diffusa l’inefficienza, la maleducazione o l’arroganza. Basti pensare alle Aziende di trasporto urbano o di raccolta dei rifiuti, tanto per citare quelli dove il disservizio è più evidente. Eppure, ci sono alcuni servizi nei confronti dei quali il rancore dei cittadini non si esprime nello stesso modo o addirittura non si esprime affatto.

Tra questi certamente la Sanità, tanto pubblica quanto privata, nei confronti della quale i cittadini, pur rilevando i disservizi e le carenze, accettano di essere trattati come “sudditi” soggiogati psicologicamente dal potere di medici e personale sanitario. Intendiamoci, anche qui si sono verificati casi di proteste eclatanti, ma sono appunto casi, eccezionali e causati spesso dalla rabbia della perdita insensata di una persona cara. Nel caso della Sanità l’atteggiamento dei cittadini è tuttavia comprensibile, perché ad essa ci si rivolge quando si è particolarmente fragili e nella peggiore condizione di bisogno, quella di essere urgentemente curati; una condizione nella quale il medico o l’infermiere ci appaiono come i detentori dell’unica chiave di salvezza e ad essi, per quanto sgradevoli o brutali possano essere i loro comportamenti, ci dobbiamo necessariamente affidare.

IL CASO ANOMALO DELLE BANCHE

Ma quando si tratta delle Banche? Inutile nasconderlo, il rapporto tra i cittadini e la Banca ha qualcosa di misterioso. Forse è l’unico caso nel quale chi dà i soldi è assoggettato a chi li riceve. Le Banche si comportano con i clienti come se i soldi che detengono fossero i loro e non dei clienti. Sembra quasi che ci facciano un favore a tenersi i nostri soldi in deposito, come se quei quei soldi, i nostri soldi, non fossero lo strumento della loro ricchezza e del loro potere, con il quale finanziano iniziative, offrono prestiti ed a volte partecipano ad ardite e rischiose speculazioni nelle quali, però, guarda che caso strano, a rischiare, in caso di “crack”, sono soprattutto i piccoli risparmiatori, cioè noi.

IO BRUCIO I TUOI SOLDI MA LA COLPA E’ TUA

In alcuni casi, fenomeno assurdo, seguendo i loro consigli (interessati) di investimento puoi perdere gran parte del tuo patrimonio liquido ma il colpevole sei tu. Mi spiego meglio: negli investimenti azionari si può incappare in un andamento negativo dei mercati, ma questa è la legge che a Roma chiamiamo del “chi non risica non rosica” dove il fattore di rischio è imponderabile, almeno per noi comuni mortali che, infatti, ci affidiamo al nostro consulente bancario. E fin qui tutto normale. Ma se sei un’azienda e a seguito di quell’investimento sbagliato ti trovi in una temporanea difficoltà economica, causata dalla carenza di liquidità, ed hai anche una minima insolvenza, quella stessa banca che ti ha consigliato l’investimento rovinoso, anziché aiutarti ti classifica tra i clienti inaffidabili e ti chiude in faccia tutte le porte, favorendo la tua rovina. Bella gente eh?

LA LEGGE DEL MENGA

Ma queste sono le loro leggi e le loro regole, dove il rischio è solo tuo e se loro accettano di condividerlo ti chiedono delle garanzie che non puoi dare, perché se potessi non avresti bisogno del loro aiuto. Un bel circolo vizioso.

Quando andate ad aprire un conto vi trattano come principi, persone rispettabili e da coccolare, soprattutto se il conto è cospicuo, ma dal giorno successivo diventate dei limoni da spremere, garbatamente e con gabelle varie e un servizio da terzo mondo con file lunghissime anche solo per essere ricevuti per chiedere un banale assegno circolare, cioè una parte del vostro denaro.

Se malauguratamente doveste avere bisogno di loro: prestiti, fidejussioni, garanzie varie, tutta la loro squisita cortesia di gestori del vostro patrimonio, si trasforma in lunghe attese per sentirsi elencare stolidamente una serie di regole ferree e burocratiche, peggiori di quelle di uno sportello comunale.

UN SERVIZIO IN CADUTA LIBERA

I risparmiatori/clienti, che sono l’origine del benessere e della forza delle banche dovrebbero essere trattati con ogni riguardo, cioè con un servizio preciso, efficiente, affidabile e decisamente confortevole, ma il servizio che offrono le banche è sempre più scadente. Dopo la follia del Covid è addirittura peggiorato, per via dello “smart working” che ha reso praticamente irreperibili consulenti e funzionari. Per non parlare del periodo estivo durante il quale, lo sanno bene coloro che sono andati in banca in questi giorni, le file diventano estenuanti.

Qualcuno potrebbe obiettare che nulla ci impedisce, grazie al regime competitivo concorrenziale del mercato, di cambiare banca. Peccato che nel sistema bancario viga una falsa concorrenza, dove quasi tutte le principali banche offrono lo stesso livello, scadente, di servizio, al medesimo costo, con differenze solo marginali. L’unica limitata alternativa le poche banche che operano per tramite dei “family banker”, consulenti sempre disponibili a venire a casa, ma con servizi limitati o delle banche che offrono esclusivamente servizi on-line, ma che non possono soddisfare il grande pubblico, prevalentemente adulto, al quale manca ancora la cosiddetta alfabetizzazione digitale.

TUTTI ZITTI E BUONI

Eppure, raramente vi capiterà di udire in una banca un cliente che sbraiti all’indirizzo degli impiegati, tacciandoli di essere fannulloni che “rubano” lo stipendio. Qualcuno obietterà: “ovvio perché ai dipendenti pubblici lo stipendio lo paghiamo noi con le tasse, mentre ai funzionari di banca lo stipendio lo paga la banca”. Ma è proprio qui l’errore! Le banche esistono solo perché noi depositiamo i nostri risparmi, d’altronde tenere i soldi sotto il materasso è un po’ troppo rischioso, ma sono i nostri soldi a fare andare avanti la “baracca”. Non meriteremmo più rispetto ed un servizio più dignitoso? Per non parlare del servizio ad alto livello della Banca d’Italia, che tutti immaginiamo, sbagliando, come se fosse un organismo pubblico di controllo ma che, invece, asseconda giochi pericolosi che si risolvono spesso in un “crack” finanziario con un danno irreparabile per i piccoli risparmiatori.

NEL TEMPIO DEL DIO DANARO IL SILENZIO E’ D’ORO

Eppure, nessuno alza la voce nel sacro tempio del dio danaro e nessuno aggredisce – per fortuna aggiungo – i funzionari di banca. Nemmeno quando, per colpa dei loro suggerimenti sbagliati hai perso metà dei tuoi sudati risparmi. Sbagliare, d’altronde, è umano. Ma quando sbaglia un ingegnere e crolla un ponte, il responsabile viene arrestato e processato. Qui, però, ci si appella alla misteriosa giustificazione della “volatilità del mercato” che, guarda caso, come il cetriolo dell’ortolano, colpisce solo i piccoli risparmiatori.

Ma quelli brutti, sporchi e cattivi sono i dipendenti pubblici. Potere del dio danaro.